I Gradi – storia (2/2)

Pubblichiamo la seconda parte dell’estratto della storia dei gradi, così come illustrata in un suo libro dal M° Tamura (la prima parte la si trova qui)

“Ora, il budo moderno è frutto di un’epoca di pace. Ciò fa si che tenda più verso una evoluzione spirituale e fisica che verso la perfezione delle tecniche. Sin dall’inizio della pratica la totalità delle tecniche è svelata, niente cambia in sé nelle tecniche, solo l’esecuzione evolve mano a mano che chi esegue si affina e si trasforma. La progressione è strutturata di modo che il corpo e lo spirito evolvano di concerto. I gradi dan sono l’indicatore di questa evoluzione.

Prima della guerra e fino alla seconda guerra mondiale, l’università del budo giapponese, la Butokukai, rilasciava dei gradi e dei titoli di insegnamento. Questi titoli sono renshi, kyoshi, hanshi. I gradi vanno dal 1° al 10° dan.

È bene soffermarsi su quel che rappresenta l’hanshi:

* un grado minimo di 5° dan, una vita sociale corretta e una grande conoscenza del budo sono le condizioni richieste per aspirare al titolo di kyoshi.

Dopo  sette anni, e passati i sessanta anni di età, si può aspirare a raggiungere il livello seguente: quello di hanshi

** la conoscenza tecnica ha allora raggiunto la perfezione. Il praticante è, sempre più, un modello per gli altri per l’esempio dato di una condotta sociale irreprensibile.

*** Il risultato delle azioni intraprese a favore del budo si manifesta a tutti i livelli.
Il titolo di hanshi manifesta dunque la coniugazione dei seguenti elementi: tecnica, cuore, spirito di partecipazione alla causa della disciplina.
Nel quadro del sistema dei gradi kyu-dan ognuno deve trovare il proprio posto in riferimento al sistema dei titoli di insegnamento, la giustificazione di questo sistema di gradi essendo di aiuto a valutare il livello del proprio lavoro e di comprenderne le finalità.

Come i gradini di una scala i gradi dan devono essere superati uno alla volta con una volontà inesauribile di progresso. Oggi i gradi sono attribuiti, in Giappone, in funzione dei tre seguenti punti:

  • tecnica;
  • personalità e adempimento;
  • ciò che il praticante consacra  in restituzione alla sua arte.

Anche  se la sua tecnica è eccellente, un praticante la cui vita quotidiana è sregolata, o il carattere disturbato, non accederà mai ai gradi più elevati.
Al contrario un praticante di lunga data, la cui tecnica può lasciare a desiderare, ma che manifesta delle grandi qualità e che avrà reso dei grandi servizi alla sua disciplina potrà vedersi attribuito un grado elevato sia come grado ordinario, sia come grado onorifico.

Sebbene i gradi onorifici possano essere attribuiti senza menzione particolare, bisognerà pensare che il neo-promosso non commetterà l’errore di considerarli niente altro che quello che sono.

[traduzione da : Tamura, “Etiquette et Trasmission” – Aix-en-Provence (France) : Editions du Soleil Levant, 1991]

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